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Cosa può significare, per un etnologo interessato alla storia e al pensiero magico di popoli "primitivi" di mondi lontani, trovarsi di fronte e in mezzo a un popolo "nostrano" che fa la Storia? Incrociando fonti locali, scritti clandestini e memorie di compagni di lotta, questo saggio ricostruisce l'esperienza di sfollato meridionale e perseguitato politico di Ernesto de Martino a Cotignola, in Romagna, durante la seconda guerra mondiale, e analizza il suo contributo ideologico alla Resistenza in seno a movimenti dall'orientamento populista e socialista. Interrogandosi sul parallelismo tra la crisi della "civiltà occidentale" in guerra e la "crisi della presenza" dei "primitivi" evocata ne "Il mondo magico" - il cui manoscritto fu salvato dalle rovine di Cotignola -, il saggio risale a un momento chiave per la fondazione dell'antropologia e per il dibattito culturale italiani: è con gli incontri del periodo resistenziale che si trovano messi in discussione modi consolidati di concepire i rapporti tra intellettuali e popolo, ma anche quelli tra il "nostro" mondo "civilizzato" e quello "magico" degli "altri".